Vincenzo Caprile (Napoli, 1856 – 1936) - "Mercato di Pasqua a Napoli"
Nato a Napoli il 24 giugno del 1856 da Luigi e da Antonietta Fiscone,
si formò nell'istituto di belle arti della sua città natale (dal 1874
al 1877), prima nella scuola di G. Smargiassi e di A. Carrillo, poi in
quella di D. Morelli. Ma al paesaggio accademico del primo e a quello di
maniera del secondo, e ancora al "dipingere poetizzato" del terzo
maestro, certamente il più valido, egli preferì l'immediatezza e la
sintesi formale dei pittori della cosiddetta "repubblica di Portici", ai
quali l'avvicinò l'amicizia con Rossano e Campriani, che erano attivi
componenti del gruppo innovatore rivolto a cogliere l'essenza della
natura e a renderla superando il particolarismo veristico dei Palizzi.
Segnalatosi giovanissimo nella mostra del 1873 della promotrice
"Salvator Rosa" e in quelle successive, ebbe la prima vera affermazione
nel 1880 a Torino, alla IV Esposizione nazionale di Belle Arti, con Ladote di Rita,
tela caratterizzata da un gusto narrativo affine a quello del veneziano
Favretto e del primo Michetti delle contadine e dei pastori di Abruzzo.
Ad essa si collega Chi mi vuol bene mi segua, quadro
presentato l'anno seguente all'Esposizione nazionale di Milano e accolto
con uguale favore, come del resto quelli che seguirono in diverse
mostre, a Berlino nel 1883, a Nizza e a Torino nel 1884, a Venezia nel
1885, a Londra nel 1888, nei quali sono fresche rievocazioni di figure e
momenti della vita di Napoli e delle campagne vicine o rappresentazioni
di interni rustici, che, per l'efficace resa, degli ambienti e dei
contadini che li abitano, risultano essere le sue cose migliori.
Nel
1888, ormai largamente affermato, al punto che allora venne anche
nominato professore onorario dell'istituto di belle arti di Napoli, si
recò a Buenos Aires. Qui si dedicò in particolare al ritratto, ottenendo
i più ampi consensi e la nomina a membro della Società di Belle Arti;
ma un anno dopo era di nuovo nella città natale, della quale si sentiva e
voleva essere interprete. In effetti, però, degli scorci di Napoli,
delle sue costumanze, dei tipi caratteristici e in particolare delle
belle popolane, attenuatosi il vigore iniziale del suo linguaggio, egli
divenne il facile e fortunato divulgatore di maniera con una pittura
dalla pennellata agile e dal colore luminoso e tenero, cui bene
accompagnava anche la tecnica del pastello, capace, peraltro, di
delicate sfumature. Questa vasta produzione venne di volta in volta
presentata nelle più importanti mostre, dall'Esposizione universale di
Parigi del 1889 a quella di Berlino del 1891, dalle altre di Vienna e di
Anversa del 1894 a quelle di Pietroburgo del 1898 e del 1902, di
Saint-Louis del 1904, di Bruxelles del 1910, di San Francisco del 1915,
fino alle biennali veneziane del primo dopoguerra: di questa produzione,
oggi disseminata per lo più in collezioni private, è bene ricordare
almeno Maria Rosa,Vita napoletana,Mercato di Pasqua a Napoli,Vecchia Napoli,Bottega di barbiere,Costume napoletano,L'antica scala di S. Lucia.
A questo filone, nel quale rientrano scene e vedute della terra campana e dell'isola di Capri, come la luminosa Apparizione, che ebbe un notevole successo alla mostra di Venezia del 1905, Vecchio carrubo,Il sole d'ottobre alle falde del Vesuvio,Marina di Capri,La strage degli innocenti, appartengono anche talune tele conservate in musei e gallerie pubbliche, quali L'acqua zurfegna a S. Lucia e SceneinNapoli della Gall. naz. d'arte moderna di Roma. Masseria e Sulla spigggia del Museo di Capodimonte a Napoli. Ad esse devono aggiungersi Fabbrica di santi della Galleria d'arte moderna di Milano, In cantina del Museo del Sannio di Benevento e, sempre nel Museo di Capodimonte, Ritratto di signora, uno dei più belli fra i tanti suoi ritratti, La dote di Ninetta e, della collezione del Banco di Napoli incorporata nello stesso museo, Rio veneziano.
È,
questa tela, una delle più significative di quelle, numerose, che
l'artista dipinse a Venezia, dove prese l'abitudine di recarsi ad ogni
primavera, così come trascorreva l'estate a Positano, in quanto, al pari
di Napoli e dei suoi dintorni, la laguna e la costiera amalfitana gli
offrivano motivi rispondenti alla sua sensibilità. Ma anche i suoi
quadri di soggetto veneziano non vanno oltre una disinvolta ripresa di
ambienti e di tipi resa con luminosità di colori e freschezza di
accenti. Il tono si elevò quando, ormai in età avanzata, l'artista tornò
al genere narrativo iniziale. Allora, al termine di una lunga, feconda e
fortunata attività, purtroppo non aperta ad esperienze esterne, egli
ritrovò, nel pieno di un profondo equilibrio interiore, la misura e la
contenutezza che avevano caratterizzato l'opera giovanile. Il C. si spense a Napoli il 23 giugno del 1936.
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